Dott. Canonico
L’apparato digerente è un dotto composto da bocca, esofago, stomaco, intestino tenue ed intestino crasso, che conduce al retto. Contiene inoltre altri organi, come il fegato, la cistifellea e il pancreas. Ciascuna parte di tale sistema ha uno scopo diverso, come la scomposizione degli alimenti, l’assorbimento delle sostanze nutritive oppure la rimozione di tossine o alcool. Una malattia o disturbo digestivo comporta il malfunzionamento di uno degli organi di tale sistema.
Le malattie digestive possono includere:
I sintomi di una malattia digestiva possono includere:
Il gastroenterologo è un medico specializzato nelle malattie dell’apparato digerente. A seconda della condizione, tuttavia, questi potrebbe non essere in grado di effettuare una diagnosi da solo e potrebbe rinviare il paziente ad altri specialisti, per esempio un radiologo, affinché vengano condotti ulteriori esami.
La gastroscopia è un test diagnostico clinico: un'esplorazione che permette la visualizzazione diretta della parte superiore del tratto digestivo (esofago, stomaco e duodeno). Oltre ad essere una tecnica diagnostica, è anche una tecnica terapeutica.
La gastroscopia viene eseguita con un endoscopio, che è un tubo sottile e flessibile con una piccola camera all'estremità e, in alcuni casi, luce. Questa camera ha come obiettivo la cattura di immagini dell'interno dell'esofago, dello stomaco e del duodeno. Per realizzarla, viene introdotto il tubo attraverso la bocca e guidato all'interno del tratto digestivo per analizzare in modo approfondito la sua condizione o la presenza di malattie.
Questo test serve a cercare anomalie nello stomaco e nel duodeno. Si possono ottenere dei campioni di tessuto per biopsie, per rimuovere i polipi o per determinare la presenza di alcuni microrganismi, come i batteri H pylori, che provocano molte ulcere peptiche. Durante la procedura possono inoltre essere cauterizzate le ulcere emorragiche, e i vasi sanguigni bruciati con uno strumento apposito.
L'esame va svolto a stomaco vuoto; vanno evitati gli alimenti solidi già dalla notte precedente il test, e si potrà ingerire solo acqua. È importante anche non fumare prima della prova.
La gastroscopia può essere un test un po' fastidioso, quindi prima della sua attuazione occorre sedare il paziente: l'anestesia può essere locale o generale.
Di solito l'esame non provoca dolore. Tuttavia, può verificarsi una sensazione di nausea quando il tubo viene inserito attraverso la gola.
La colonscopia è un’endoscopia utilizzata per esaminare il colon e l’intestino tenue, per escludere la presenza di anomalie in particolare polipi che possono trasformarsi in tumori. La durata è di circa 15-20 minuti.
Viene eseguita per mezzo di una sonda molto fine (endoscopio) introdotta a partire dall’ano e dotata di una telecamera all’estremità, che riprende le pareti delle porzioni di colon e ileo da cui passa.
Una colonscopia viene eseguita per diverse ragioni:
Prima dell’esame, il paziente dovrà seguire alcune indicazioni per pulire l’intestino e facilitarne l’osservazione da parte del medico. Queste linee direttive prevedono una dieta ipocalorica da seguire fino al giorno prima dell’esame, quando si dovranno ingerire solo liquidi. La dieta sarà accompagnata dall’assunzione di una soluzione che aiuterà il paziente ad evacuare.
Per eseguire la colonscopia, il paziente viene sedato parzialmente o completamente. Si posizionerà su un fianco e il medico inserirà il colonscopio nell’ano, per percorrere l’intestino crasso. Questo strumento consiste in una sonda flessibile di circa un centimetro di diametro e lunga tra i 122 e i 183 centimetri.
Attualmente esiste un’alternativa alla colonscopia tradizionale, che è molto meno invasiva e non richiede la sedazione. Si tratta della colonscopia virtuale, un tipo di esame che utilizza le immagini dell’interno dell’intestino e del colon, ottenute mediante una tomografia computerizzata (TC o TAC) al posto delle immagini della telecamera del colonscopio.
Di solito, la colonscopia è ben tollerata dal paziente e solo raramente risulta essere dolorosa. Tutt’al più, il paziente sentirà della pressione, del gonfiore o dei crampi durante l’esame. La percentuale di complicazioni gravi è dello 0,5%.
Qualora lo specialista ritenga necessaria una valutazione più accurata, effettuerà una biopsia del rivestimento dell’intestino per analizzarlo.
Durante l’esame si possono trovare dei polipi, che lo specialista può asportare sul momento.
I polipi sono delle escrescenze o delle neoformazioni di piccole dimensioni che originano da una superficie mucosa. Possono, infatti, formarsi nel naso, nello stomaco, nell’intestino e nell’utero. Hanno una forma rotondeggiante e una superficie liscia.
I polipi, isolati o multipli, si differenziano in polipi peduncolati, se uniti all’organo tramite un asse connettivo rivestito di mucosa, o sessili, se sono poco sporgenti. La presenza di più polipi in una o diverse sedi dà origine a patologie chiamate poliposi.
Alcuni polipi potrebbero essere considerati formazioni precancerose ed avere un’evoluzione maligna, soprattutto quelli del colon.
I polipi sono, nella maggior parte dei casi, asintomatici, per questo motivo vengono spesso diagnosticati in modo casuale. Quando presenti, i sintomi variano in base alla loro localizzazione: i polipi della cavità uterina possono provocare emorragie; i polipi nella laringe possono causare alterazione della voce; i polipi intestinali di grande dimensione possono causare invaginazione; i polipi nasali causano ostruzione, rinorrea e perdita dell’olfatto; i polipi del meato uretrale, che colpiscono principalmente le donne anziane, possono causare dolore, emorragia e difficoltà della minzione.
Spesso i polipi vengono diagnosticati casualmente. I polipi dell’utero, del meato uretrale e del naso possono essere osservati direttamente; i polipi del retto possono essere individuati attraverso la palpazione rettale.
Oggi, la diagnosi viene eseguita per via endoscopica: si ricorre all’isteroscopia per i polipi dell’utero, alla colonscopia per quelli del colon, alla laringoscopia per quelli della laringe e alla cistoscopia per quelli della vescica.
È attraverso la biopsia che ci si accerta sulla natura precancerosa o meno del polipo.
La cause sono ancora incerte. Si ipotizza che i polipi nasali siano dovuti ad allergie, asma, fibrosi cistica, sinusite, smog e farmaci. I polipi uterini sono, invece, associati ad alterazioni estrogeniche, in quanto le più colpite sembrano essere le donne in premenopausa.
Le cause dei polipi intestinali sembrano essere collegate a uno stile di vita poco sano (una dieta ricca di carne rossa, obesità, sedentarietà), all’età avanzata e alla familiarità. La familiarità ricopre un ruolo importante anche in caso di polipi dello stomaco, le cui cause comprendono anche l’infiammazione cronica dello stomaco, l’infezione da H Pylori e l’età avanzata.
Per quanto riguarda i polipi vescicali, infine, le cause ipotizzate sono il tabagismo, l’esposizione a inquinanti e smog e la schistosomiasi (malattia parassitaria).
L’intervento per l’asportazione dei polipi è detto polipectomia, e può essere praticato anche per via endoscopica. Le misure di prevenzione del cancro al colon prevedono la rimozione dei polipi intestinali non appena scoperti.
Il tumore del colon è una neoplasia maligna che si origina dalle cellule della mucosa intestinale. La mucosa è uno strato di cellule epiteliali che riveste l’intestino, il quale si suddivide in intestino tenue e crasso. La maggior parte dei tumori del colon è dovuta ad un’evoluzione maligna di un polipo, che può essere distinto in sessile (con la base piatta) o peduncolato (con un piccolo gambo che lo collega alla parete dell’intestino). I polipi sono delle forme precancerose benigne e non tutti rischiano di diventare maligni. Esistono infatti tre tipi di polipi (iperplastici, amartomatosi e adenomatosi) ma solamente quelli adenomatosi si possono trasformare in neoplasia maligna. I tipi di tumore al colon possono prendere il nome di adenocarcinoma, adenocarcinoma mucinoso, adenocarcinoma a cellule ad anello con castone e carcinoma, a seconda delle caratteristiche del tessuto della mucosa intestinale. Inoltre possono manifestarsi come noduli, ulcere della mucosa o polipi.
Il tumore del colon si può manifestare nel sigma e nel retto ed è solitamente asintomatico. In rari casi i polipi possono provocare perdite di sangue rilevabile con l’analisi per la ricerca di sangue occulto. Essendo una neoplasia asintomatica, al momento della diagnosi molti pazienti presentano metastasi al fegato.
Le possibile cause che favoriscono l’origine di un tumore al colon sono legate a diversi fattori:
Per prevenire questa neoplasia è consigliato che i soggetti che hanno una storia familiare di tumore del colon seguano una dieta povera di grassi e ricca di fibre e frutta. Inoltre, soprattutto dopo aver superato i 50 anni d’età, è raccomandato eseguire periodicamente un esame di esplorazione rettale e la ricerca di sangue occulto nelle feci.
È possibile trattare il tumore del colon con la chirurgia: a seconda della posizione del tumore si può eseguire un intervento parziale o totale del tratto di intestino o del retto colpito. Rispetto al passato, oggigiorno questo intervento è molto più conservativo: solamente in casi ad alto rischio ed in pazienti anziani viene effettuata la stomia, cioè l’apertura dell’intestino sulla parete addominale con creazione di un ano artificiale. In caso di malattia metastatica verrà eseguito anche un intervento per rimuovere le lesioni dal fegato. Inoltre, la terapia chemioterapica è fondamentale sia nel caso di tumore operabile che non operabile in quanto riduce il rischio di ricaduta.
L’idroterapia del colon è un trattamento di lavaggio dell’intestino per migliorare il transito intestinale e attivare il sistema circolatorio. L’obiettivo è eliminare residui e tossine accumulate, liberando il paziente da un senso di pressione nella zona addominale e da problemi intestinali.
Questa tecnica si utilizza soprattutto per pulire l’intestino dei pazienti che soffrono di stitichezza cronica. Di fatto, anche i pazienti che non presentano stitichezza e che hanno un transito intestinale regolare possono accumulare residui nelle pieghe del colon.
Per ottimizzare al massimo i risultati, si raccomanda ai pazienti di accompagnare l’idroterapia del colon con una dieta ricca di fibre e uno stile di vita sano, praticando attività fisica in modo regolare.
L’idroterapia del colon consiste nell’introduzione, attraverso l’ano, di una cannula che riversa acqua tiepida a bassa pressione nell’intestino crasso, così da eliminare le scorie accumulate. In questo modo, viene favorito il riassorbimento di acqua e sali minerali. Mentre viene introdotta l’acqua si effettua un massaggio che regolarizza la peristalsi del colon, al fine di ristabilire la sua funzionalità.
Ogni sessione di idroterapia del colon dura circa 45 minuti, e il trattamento completo di tutto il colon richiede solitamente tre sessioni.
L’idroterapia del colon non richiede nessuna preparazione previa, è un trattamento non invasivo e senza effetti collaterali. Tuttavia, bisogna comunque considerare alcune controindicazioni; nello specifico, devono evitare l’idroterapia del colon i pazienti che presentino una o più delle seguenti condizioni:
Subito dopo la sessione di idroterapia del colon, il paziente può tornare alla normale vita quotidiana. Non è necessario seguire istruzioni particolari dopo il trattamento, ma avere un’alimentazione sana e fare attività fisica ottimizzerà i risultati.
La valutazione dello stato di salute pubblica, offerta dal sistema sanitario nazionale, è un controllo gratuito dello stato di salute generale di un paziente. Viene raccomandato di effettuarne uno ogni cinque anni se la persona ha un’età compresa tra i 40 e i 74 anni e non è affetta da una condizione preesistente. La valutazione dello stato di salute è una misura preventiva utile per individuare i problemi di salute prima della loro insorgenza. È inoltre in grado di stabilire se una persona sia a rischio di sviluppare determinati problemi di salute, tra cui:
I diversi tipi di esami e di controlli effettuati dipendono dall’età, dallo stato di salute, dall’anamnesi familiare e dallo stile di vita del paziente, come per esempio il cibo assunto, il livello di attività e se la persona fuma o meno.
In caso di check-up presso un medico privato, si terrà conto in anticipo di quanto segue:
I vantaggi di un controllo regolare includono:
Un check-up pubblica dura circa 20-30 minuti. Un operatore sanitario porrà delle semplici domande sullo stile di vita e sull’anamnesi familiare del paziente. Verranno misurati l’altezza, il peso e la pressione sanguigna del paziente e verrà effettuato un esame del sangue. Partendo da tale valutazione l’operatore sarà in grado di comunicare al paziente quante probabilità questi abbia di sviluppare malattie cardiache, ictus, malattie renali e diabete. L’infermiere darà quindi dei consigli al paziente su come ridurre il rischio, prendendo in considerazione la dieta, l’esercizio fisico, i farmaci e lo smettere di fumare.
La programmazione di un check-up dipende dal luogo di residenza del paziente. Di norma le valutazioni dello stato di salute si svolgono presso l’ambulatorio del medico di famiglia oppure presso la farmacia locale. Alcuni controlli di salute pubblica avvengono in unità mobili a vantaggio dei passanti e di coloro che si trovano sul posto di lavoro.
La colonscopia è un’endoscopia utilizzata per esaminare il colon e l’intestino tenue, per escludere la presenza di anomalie in particolare polipi che possono trasformarsi in tumori. La durata è di circa 15-20 minuti.
Viene eseguita per mezzo di una sonda molto fine (endoscopio) introdotta a partire dall’ano e dotata di una telecamera all’estremità, che riprende le pareti delle porzioni di colon e ileo da cui passa.
Una colonscopia viene eseguita per diverse ragioni:
Prima dell’esame, il paziente dovrà seguire alcune indicazioni per pulire l’intestino e facilitarne l’osservazione da parte del medico. Queste linee direttive prevedono una dieta ipocalorica da seguire fino al giorno prima dell’esame, quando si dovranno ingerire solo liquidi. La dieta sarà accompagnata dall’assunzione di una soluzione che aiuterà il paziente ad evacuare.
Per eseguire la colonscopia, il paziente viene sedato parzialmente o completamente. Si posizionerà su un fianco e il medico inserirà il colonscopio nell’ano, per percorrere l’intestino crasso. Questo strumento consiste in una sonda flessibile di circa un centimetro di diametro e lunga tra i 122 e i 183 centimetri.
Attualmente esiste un’alternativa alla colonscopia tradizionale, che è molto meno invasiva e non richiede la sedazione. Si tratta della colonscopia virtuale, un tipo di esame che utilizza le immagini dell’interno dell’intestino e del colon, ottenute mediante una tomografia computerizzata (TC o TAC) al posto delle immagini della telecamera del colonscopio.
Di solito, la colonscopia è ben tollerata dal paziente e solo raramente risulta essere dolorosa. Tutt’al più, il paziente sentirà della pressione, del gonfiore o dei crampi durante l’esame. La percentuale di complicazioni gravi è dello 0,5%.
Qualora lo specialista ritenga necessaria una valutazione più accurata, effettuerà una biopsia del rivestimento dell’intestino per analizzarlo.
Durante l’esame si possono trovare dei polipi, che lo specialista può asportare sul momento.
L’ecoendoscopia è una tecnica che, grazie ad una sonda ad ultrasuoni posizionata nell’estremità dell’endoscopio, consente di studiare le pareti dei visceri e gli organi circostanti. Utilizzata per analizzare le patologie a carico del pancreas, delle vie biliari e dell’apparato digerente, rappresenta un’evoluzione della tradizionale ecografia offrendo immagini con una maggiore risoluzione e consentendo allo specialista di eseguire, se necessario, dei prelievi bioptici.
Per eseguire i prelievi bioptici in ecoendoscopia, un ago specificamente disegnato viene inserito all’interno del canale operatore dello strumento fino a fuoriuscirne. Sotto visione ecografica diretta, l’ago viene poi spinto fino all’interno della lesione target dove vengono effettuati dei movimenti in su ed in giù per prelevare tessuto per l’istologia o cellule per l’esame citologico. La vicinanza dell’ecoendoscopico con la lesione target minimizza al massimo il possibile spandimento delle cellule tumorali che può favorire la ricorrenza del tumore successivamente.
Nella pratica, l’ecoendoscopia viene eseguita esattamente come una normale endoscopia. La sua durata de varia a seconda dell’area da analizzare (10 per lo studio del retto; 30 per l’analisi dello stomaco o del pancreas), prevede una sedazione (in genere conscia o profonda) e a seguito dell’esame il paziente verrà tenuto sotto osservazione fino al completo risveglio.
L’esecuzione di una ecoendoscopia è indicata nei seguenti casi:
La preparazione per questo esame varia a seconda dell’area da analizzare:
La procedura provoca un lieve disagio, come in un’endoscopia tradizionale, ma avendo una durata maggiore viene eseguita in sedazione (cosciente o profonda, in base alle esigenza del paziente).
L’endoscopia è una procedura in cui si utilizzano telecamere per ritrasmettere su uno schermo le immagini acquisite all’interno del corpo. Il dispositivo utilizzato, noto con il nome di endoscopio, è un tubo flessibile, lungo e sottile provvisto di una telecamera montata a un’estremità e di una fonte di luce.
Gli endoscopi vengono inseriti nel corpo attraverso un’apertura naturale come la bocca o l’ano. Esistono diversi tipi di endoscopia a seconda del sito e della funzione della procedura: se è l’intestino ad essere esaminato, per esempio, si parla di colonscopia. Se sono le vie aeree ad essere esaminate, la procedura viene indicata come broncoscopia.
L’endoscopia può essere utilizzata anche per eseguire interventi chirurgici, come nel caso della laparoscopia: in tale situazione il laparoscopio (un particolare tipo di endoscopio) viene inserito attraverso delle piccole incisioni. Una volta inserito, l’endoscopio è in grado di inviare le immagini dall’interno del corpo del soggetto a uno schermo TV.
L’endoscopia viene più comunemente utilizzata per studiare i sintomi e assistere nella diagnosi delle condizioni correlate al sistema digestivo, ma può essere impiegata anche per produrre immagini e fornire assistenza in molte altre parti del corpo, tra cui il sistema respiratorio, il tratto urinario e il sistema riproduttivo femminile. Un endoscopio può inoltre rivelarsi utile durante gli intervento chirurgici.
L’endoscopia viene comunemente utilizzata per studiare sintomi quali: dolore addominale, nausea e vomito, perdita di peso inspiegabile, diarrea, sangue nelle feci o emissione di sangue con il vomito.
Prima della procedura potrebbe essere necessario evitare l’assunzione di cibi e liquidi per un certo periodo, a seconda del tipo di endoscopia a cui ci si sta per sottoporre. Nel caso di una colonscopia, il paziente potrebbe ricevere dei lassativi per facilitare l’evacuazione delle feci. Potrebbe inoltre essere necessario interrompere l’assunzione di determinati farmaci, come i fluidificanti del sangue, allo scopo di prevenire un eccessivo sanguinamento durante la procedura.
In genere la procedura causa solo un lieve disagio, benché a volte venga utilizzato anche un anestetico locale. Normalmente viene eseguita con il paziente in stato di coscienza, sebbene possano essere utilizzati dei sedativi per aiutarlo a rilassarsi. Talvolta vengono utilizzati antibiotici per ridurre il rischio di infezione.
L’endoscopia può essere impiegata per diagnosticare un’ampia gamma di condizioni e i risultati vengono interpretati da uno specialista. Il fatto che i risultati siano buoni o cattivi dipende chiaramente da quali sintomi vengono studiati e su quale parte del corpo viene eseguita l’endoscopia.
La gastroscopia è un test diagnostico clinico: un'esplorazione che permette la visualizzazione diretta della parte superiore del tratto digestivo (esofago, stomaco e duodeno). Oltre ad essere una tecnica diagnostica, è anche una tecnica terapeutica.
La gastroscopia viene eseguita con un endoscopio, che è un tubo sottile e flessibile con una piccola camera all'estremità e, in alcuni casi, luce. Questa camera ha come obiettivo la cattura di immagini dell'interno dell'esofago, dello stomaco e del duodeno. Per realizzarla, viene introdotto il tubo attraverso la bocca e guidato all'interno del tratto digestivo per analizzare in modo approfondito la sua condizione o la presenza di malattie.
Questo test serve a cercare anomalie nello stomaco e nel duodeno. Si possono ottenere dei campioni di tessuto per biopsie, per rimuovere i polipi o per determinare la presenza di alcuni microrganismi, come i batteri H pylori, che provocano molte ulcere peptiche. Durante la procedura possono inoltre essere cauterizzate le ulcere emorragiche, e i vasi sanguigni bruciati con uno strumento apposito.
L'esame va svolto a stomaco vuoto; vanno evitati gli alimenti solidi già dalla notte precedente il test, e si potrà ingerire solo acqua. È importante anche non fumare prima della prova.
La gastroscopia può essere un test un po' fastidioso, quindi prima della sua attuazione occorre sedare il paziente: l'anestesia può essere locale o generale.
Di solito l'esame non provoca dolore. Tuttavia, può verificarsi una sensazione di nausea quando il tubo viene inserito attraverso la gola.
L’idroterapia del colon è un trattamento di lavaggio dell’intestino per migliorare il transito intestinale e attivare il sistema circolatorio. L’obiettivo è eliminare residui e tossine accumulate, liberando il paziente da un senso di pressione nella zona addominale e da problemi intestinali.
Questa tecnica si utilizza soprattutto per pulire l’intestino dei pazienti che soffrono di stitichezza cronica. Di fatto, anche i pazienti che non presentano stitichezza e che hanno un transito intestinale regolare possono accumulare residui nelle pieghe del colon.
Per ottimizzare al massimo i risultati, si raccomanda ai pazienti di accompagnare l’idroterapia del colon con una dieta ricca di fibre e uno stile di vita sano, praticando attività fisica in modo regolare.
L’idroterapia del colon consiste nell’introduzione, attraverso l’ano, di una cannula che riversa acqua tiepida a bassa pressione nell’intestino crasso, così da eliminare le scorie accumulate. In questo modo, viene favorito il riassorbimento di acqua e sali minerali. Mentre viene introdotta l’acqua si effettua un massaggio che regolarizza la peristalsi del colon, al fine di ristabilire la sua funzionalità.
Ogni sessione di idroterapia del colon dura circa 45 minuti, e il trattamento completo di tutto il colon richiede solitamente tre sessioni.
L’idroterapia del colon non richiede nessuna preparazione previa, è un trattamento non invasivo e senza effetti collaterali. Tuttavia, bisogna comunque considerare alcune controindicazioni; nello specifico, devono evitare l’idroterapia del colon i pazienti che presentino una o più delle seguenti condizioni:
Subito dopo la sessione di idroterapia del colon, il paziente può tornare alla normale vita quotidiana. Non è necessario seguire istruzioni particolari dopo il trattamento, ma avere un’alimentazione sana e fare attività fisica ottimizzerà i risultati.
L’apparato digerente è un dotto composto da bocca, esofago, stomaco, intestino tenue ed intestino crasso, che conduce al retto. Contiene inoltre altri organi, come il fegato, la cistifellea e il pancreas. Ciascuna parte di tale sistema ha uno scopo diverso, come la scomposizione degli alimenti, l’assorbimento delle sostanze nutritive oppure la rimozione di tossine o alcool. Una malattia o disturbo digestivo comporta il malfunzionamento di uno degli organi di tale sistema.
Le malattie digestive possono includere:
I sintomi di una malattia digestiva possono includere:
Il gastroenterologo è un medico specializzato nelle malattie dell’apparato digerente. A seconda della condizione, tuttavia, questi potrebbe non essere in grado di effettuare una diagnosi da solo e potrebbe rinviare il paziente ad altri specialisti, per esempio un radiologo, affinché vengano condotti ulteriori esami.
I polipi sono delle escrescenze o delle neoformazioni di piccole dimensioni che originano da una superficie mucosa. Possono, infatti, formarsi nel naso, nello stomaco, nell’intestino e nell’utero. Hanno una forma rotondeggiante e una superficie liscia.
I polipi, isolati o multipli, si differenziano in polipi peduncolati, se uniti all’organo tramite un asse connettivo rivestito di mucosa, o sessili, se sono poco sporgenti. La presenza di più polipi in una o diverse sedi dà origine a patologie chiamate poliposi.
Alcuni polipi potrebbero essere considerati formazioni precancerose ed avere un’evoluzione maligna, soprattutto quelli del colon.
I polipi sono, nella maggior parte dei casi, asintomatici, per questo motivo vengono spesso diagnosticati in modo casuale. Quando presenti, i sintomi variano in base alla loro localizzazione: i polipi della cavità uterina possono provocare emorragie; i polipi nella laringe possono causare alterazione della voce; i polipi intestinali di grande dimensione possono causare invaginazione; i polipi nasali causano ostruzione, rinorrea e perdita dell’olfatto; i polipi del meato uretrale, che colpiscono principalmente le donne anziane, possono causare dolore, emorragia e difficoltà della minzione.
Spesso i polipi vengono diagnosticati casualmente. I polipi dell’utero, del meato uretrale e del naso possono essere osservati direttamente; i polipi del retto possono essere individuati attraverso la palpazione rettale.
Oggi, la diagnosi viene eseguita per via endoscopica: si ricorre all’isteroscopia per i polipi dell’utero, alla colonscopia per quelli del colon, alla laringoscopia per quelli della laringe e alla cistoscopia per quelli della vescica.
È attraverso la biopsia che ci si accerta sulla natura precancerosa o meno del polipo.
La cause sono ancora incerte. Si ipotizza che i polipi nasali siano dovuti ad allergie, asma, fibrosi cistica, sinusite, smog e farmaci. I polipi uterini sono, invece, associati ad alterazioni estrogeniche, in quanto le più colpite sembrano essere le donne in premenopausa.
Le cause dei polipi intestinali sembrano essere collegate a uno stile di vita poco sano (una dieta ricca di carne rossa, obesità, sedentarietà), all’età avanzata e alla familiarità. La familiarità ricopre un ruolo importante anche in caso di polipi dello stomaco, le cui cause comprendono anche l’infiammazione cronica dello stomaco, l’infezione da H Pylori e l’età avanzata.
Per quanto riguarda i polipi vescicali, infine, le cause ipotizzate sono il tabagismo, l’esposizione a inquinanti e smog e la schistosomiasi (malattia parassitaria).
L’intervento per l’asportazione dei polipi è detto polipectomia, e può essere praticato anche per via endoscopica. Le misure di prevenzione del cancro al colon prevedono la rimozione dei polipi intestinali non appena scoperti.
Il tumore del colon è una neoplasia maligna che si origina dalle cellule della mucosa intestinale. La mucosa è uno strato di cellule epiteliali che riveste l’intestino, il quale si suddivide in intestino tenue e crasso. La maggior parte dei tumori del colon è dovuta ad un’evoluzione maligna di un polipo, che può essere distinto in sessile (con la base piatta) o peduncolato (con un piccolo gambo che lo collega alla parete dell’intestino). I polipi sono delle forme precancerose benigne e non tutti rischiano di diventare maligni. Esistono infatti tre tipi di polipi (iperplastici, amartomatosi e adenomatosi) ma solamente quelli adenomatosi si possono trasformare in neoplasia maligna. I tipi di tumore al colon possono prendere il nome di adenocarcinoma, adenocarcinoma mucinoso, adenocarcinoma a cellule ad anello con castone e carcinoma, a seconda delle caratteristiche del tessuto della mucosa intestinale. Inoltre possono manifestarsi come noduli, ulcere della mucosa o polipi.
Il tumore del colon si può manifestare nel sigma e nel retto ed è solitamente asintomatico. In rari casi i polipi possono provocare perdite di sangue rilevabile con l’analisi per la ricerca di sangue occulto. Essendo una neoplasia asintomatica, al momento della diagnosi molti pazienti presentano metastasi al fegato.
Le possibile cause che favoriscono l’origine di un tumore al colon sono legate a diversi fattori:
Per prevenire questa neoplasia è consigliato che i soggetti che hanno una storia familiare di tumore del colon seguano una dieta povera di grassi e ricca di fibre e frutta. Inoltre, soprattutto dopo aver superato i 50 anni d’età, è raccomandato eseguire periodicamente un esame di esplorazione rettale e la ricerca di sangue occulto nelle feci.
È possibile trattare il tumore del colon con la chirurgia: a seconda della posizione del tumore si può eseguire un intervento parziale o totale del tratto di intestino o del retto colpito. Rispetto al passato, oggigiorno questo intervento è molto più conservativo: solamente in casi ad alto rischio ed in pazienti anziani viene effettuata la stomia, cioè l’apertura dell’intestino sulla parete addominale con creazione di un ano artificiale. In caso di malattia metastatica verrà eseguito anche un intervento per rimuovere le lesioni dal fegato. Inoltre, la terapia chemioterapica è fondamentale sia nel caso di tumore operabile che non operabile in quanto riduce il rischio di ricaduta.
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